Yellow Mythos

Lungo la spiaggia onde di nubi si frangono, i Soli gemelli s’affondano nel lago, le ombre si allungano in Carcosa. Strana è la notte in cui sorgono stelle nere e strane lune ruotano nei cieli. Ma ancora più strana è la perduta Carcosa. Canzoni che le iadi canteranno, là dove s’agitano i cenci del Re, muoiono inascoltate nell’oscura Carcosa. Canto dell’anima mia, la mia voce è spenta. Anche tu muori, mai nato, come una lacrima mai pianta s’asciuga e muore nella perduta Carcosa.

Nell'ormai remota estate del 2013 aveva inizio su questo blog un progetto che, tra alti e bassi, prosegue ancora oggi: una serie di articoli dedicati ai cosiddetti "Yellow Mythos", ovvero un semisconosciuto angolo di letteratura che centinaia di autori, noti e meno noti, viventi o vissuti, hanno fatto convergere su un unico mondo immaginario, quello dove si compiono le gesta del fantomatico Re in Giallo, un mondo che ha il suo epicentro nella misteriosa e impenetrabile città di Carcosa. Il giorno in cui questa serie di articoli ebbe inizio, pochi tra i miei lettori erano al corrente di questa "mitologia" che grazie alla serie "True Detective", è stata ufficialmente sdoganata solo di recente. Il mio piccolo vanto, se me lo permettete, è tuttora quello di essere arrivato con un anno di anticipo.
Lo speciale sugli "Yellow Mythos" non è mai stato tuttavia portato avanti con grande regolarità e, a causa di alcune lunghe pause che mi sono concesso, capita che nuovi visitatori giungano sul blog trovandosi davanti un discorso già iniziato. Questa pagina è quindi dedicata a chi si avvicina per la prima volta a questo "speciale" e rappresenta semplicemente il...

...RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI

L'articolo ci introduce ai motivi per cui questo progetto nasce. Partendo dal "Secret Book of Hali" di Ambrose Bierce e dal "King in Yellow" di Robert W. Chambers facciamo un breve excursus sugli pseudobiblia. ovvero quei falsi riferimenti bibliografici che, specialmente tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, erano frequentemente utilizzati nella letteratura fantastica. La domanda che ci poniamo è semplice: quanti di quei libri ritenuti immaginari lo sono davvero? 

Non fu, come molti credono, lo scrittore americano Robert W. Chambers il primo a raccontare di Carcosa. La pietra angolare di tutta la mitologia la pose Ambrose Bierce che, nel lontano 1886 scrisse un breve racconto dal titolo "Un cittadino di Carcosa". Grazie a Bierce proviamo a immedesimarci nella parte di uno sconosciuto che, in un'oscura notte d'estate si trova a vagare tra le vecchie rovine di una città evidentemente caduta molti anni prima. La Carcosa del futuro? 

Robert W. Chambers scrive un racconto che deve moltissimo al suo predecessore "Un cittadino di Carcosa". Evidentemente è proprio da qui che la mitologia inizia a prendere forma. Noi intanto iniziamo a chiederci se Carcosa sia un luogo terreno o ultraterreno. E se invece fosse un mondo extraterrestre, perso da qualche parte nella costellazione del Toro? E se invece la risposta si trovasse celata nelle leggende del Ciclo Bretone? Forse bisognerebbe chiederlo a Marion Zimmer Bradley...

Cosa succede quando un insignificante blogger di periferia recupera in un mercatino dell'usato una vecchia edizione di un libro dalla copertina completamente gialla e dal contenuto confuso e delirante? Decide di scriverci sopra un post, naturalmente. Un post altrettanto confuso e delirante. La prima parte di una blog-novel ispirata alla mitologia "in giallo", dove la finzione inizia ad irrompere nella realtà. Ma chi può dire quale sia davvero la realtà?

Non penserete davvero che la mitologia in giallo sia circoscritta ai due autori americani già citati, vero? Ne troviamo traccia anche in uno dei romanzi in assoluto più famosi della storia, una vera colonna portante della letteratura mondiale, nel cui finale il protagonista, immerso nella lettura di un libro dalla copertina gialla, si troverà trascinato in un abisso di corruzione morale dal quale la sua anima non potrà più riemergere. Avete indovinato di quale celebre romanzo si tratta? 

Senza ombra di dubbio il capitolo più importante dell'intera mitologia, il fulcro attorno al quale ruotano tutti i personaggi che hanno in qualche modo a che fare con la Dinastia Imperiale. Tra i tanti facciamo la conoscenza di Hildred Castaigne, un uomo portato alla follia dalla lettura dei un antico libro: il "Re in giallo". Ma è davvero un folle oppure egli ha in realtà svelato il mistero delle Iadi? Una mente malata o una mente che ha sondato le profondità  del lago di Hali?

Cosa succede quando si inciampa accidentalmente in un blog abbandonato dal sua autore molti mesi prima? Un insignificante blog dove l'ultimo post è quanto di più confuso e delirante possa esistere? La seconda parte di una blog-novel ispirata alla mitologia "in giallo", dove la finzione e la realtà continuano a mescolarsi. Un secondo personaggio che pare conoscere profondamente gli Yellow Mythos, più di quanto non si creda.

Torniamo a prender in esame il caso del "Il riparatore di reputazioni". Si direbbe che tra le righe sia detto più di quanto l'Autore non abbia voluto dire. Che fine ha fatto il dottor John Archer? Possibile che sia stato ucciso proprio sotto i nostri occhi? Nulla si può dare per scontato nella aggrovigliata matassa degli Yellow Mythos. John Archer si direbbe morto, ma allora chi è quel dottor Archer che ritroviamo in un racconto scritto un secolo più tardi, nel 1981?

Altro capitolo fondamentale dove ritroviamo (probabilmente) alcuni dei personaggi descritti ne "Il riparatore di reputazioni". Qual è il legame che lega Constance Castaigne al già citato Hildred Castaigne? La città in cui approda colei che si fa chiamare Cassilda Archer è proprio la perduta Carcosa? Ancora una volta la risposta va cercata nelle pagine di un antico libro dalla copertina gialla, il cui contenuto è frettolosamente archiviato come "Innocue stupidaggini romantiche del XIX secolo".

Anche in questo capitolo è la lettura delle pagine del “Re in giallo” a rivelarsi fatale ma, come era già accaduto in passato e come accadrà in futuro, la linea temporale si distorce, si accavalla e si richiude su se stessa, confondendo causa ed effetto. È davvero la lettura del “Re in giallo” a portare alla pazzia? Oppure il “Re in giallo” non è altro che un semplice tassello, l’inevitabile conseguenza di un “qualcosa” che, in un momento qualsiasi, finisce per incrociare il cammino di alcuni predestinati?

Uno strano glifo entra per la prima volta in scena, un glifo la cui importanza, ai fini della comprensione dei vasti scenari che lentamente si stanno svelando, è a dir poco fondamentale. Un simbolo inciso su un piccolo gioiello che viene descritto come "un fermaglio di onice nera, su cui era intarsiato un curioso simbolo, forse una lettera, in oro. Non era né arabo né cinese, né, come avrei scoperto in seguito, apparteneva a qualsivoglia lingua umana.”

Giorgio De Chirico aveva forse visto Carcosa? Sarebbero di Carcosa quelle architetture che abbiamo visto migliaia di volte rappresentate nei suoi dipinti, quelle prospettive costruite secondo innumerevoli punti di fuga incongruenti tra loro? È in quelle atmosfere innaturali, in quei contrasti di luce e oscurità, che risiede Carcosa? E da dove arriva quella sensazione di sospensione e di straniamento che ci coglie quando guardiamo i dipinti del grande pittore metafisico?

Nel suo celebre dipinto “Il sole sul cavalletto” (1973) Giorgio De Chirico ci accompagna in un teatro, la cui essenza viene suggerita dai due tendoni arrotolati ai lati. C’è una poltrona a sinistra e il cavalletto di un pittore sulla destra. Sullo sfondo una finestra si apre su un paesaggio mediterraneo. Sul cavalletto un sole giallo è unito da un filo ad un identico sole nero sullo sfondo. Non notate anche voi una strana somiglianza con la descrizione di Carcosa?

Viene messa in scena la definitiva rappresentazione del “Re in Giallo”, ed è qui che viene confermata anche l’ipotesi che il Segno giallo possa (anche) essere una porta di comunicazione tra due mondi, quello reale, nel quale tutti viviamo, e quello di oscurità e terrore dove regna il Re in Giallo: il folle adoratore del malvagio sovrano cercherà di portare l’oscurità su questo mondo, con il forzato aiuto di Sherlock Holmes e di un antico rito...

Cosa succede quando un blogger decide di mollare tutto e sparire dalla circolazione? Come può Cassandra, la ragazza che con quel blogger un tempo divideva tutto, recuperare il filo perduto di una matassa dannatamente intricata? Yog-Sothoth, R'lyeh, Nyarlathotep, erano nomi più volte citati nei libri che lui le aveva lasciato, ma che nesso avevano con quello che stava succedendo? La blog-novel ispirata alla mitologia "in giallo" giunge al suo terzo capitolo. Quello definitivo?

Chi riceve il Segno Giallo è destinato ad una morte precoce. Ne sa qualcosa il dottor Monte Spielman, il cui destino si compie con l'incontro di una giovane paziente di nome Sylvia. Spielman aveva tentato di dare una spiegazione agli incubi ricorrenti della giovane attraverso un'indagine nel suo passato, alla ricerca di qualche trauma legato verosimilmente alla sua infanzia ma...
Un racconto di Ann K. Schwader in cui vengono rivelati nuovi inquietanti dettagli!

Chi è Sylvia C, l'inquietante protagonista del racconto di Ann K. Schwader? Cosa lega una ragazza apparentemente innocua al famigerato "Roi en Jaune" che la dottoressa Barbara Post ricorda di aver gettato anni prima nelle acque della Senna? Chi ha ucciso il dottor Monte Spielman? Quali sono i collegamenti tra la realtà e la mitologia hasturiana? Ancora una volta il Segno Giallo ritorna, e con esso due nomi che già conosciamo: Cassilda e Camilla.

Troppe le domande che si sono accumulate finora. Chi sono tutti questi personaggi che si aggirano all'interno della nostra storia? Quale relazione c'è tra di loro? Possibile che esistano dimensioni parallele attraverso le quali i nostri personaggi assumono, a loro discrezione, identità diverse? In questo incredibile universo che sembra cambiare continuamente forma davanti ai nostri occhi, la domanda è sempre quella che ci eravamo posti all'inizio: cosa si nasconde dietro Carcosa?

Proviamo qui a dare alcune risposte alle domande sorte nell'articolo precedente. Azzardiamo delle ipotesi sul grado di parentela dei Castaigne, proviamo a associare i nomi dei personaggi del mondo "reale" a quelli dell'universo hasturiano, tentiamo di identificare colui la cui figura aleggia su questa serie di articoli sin dal primo giorno, vale a dire il misterioso "re in giallo". Alcune ipotesi le troverete abbastanza plausibili, altre richiederanno ulteriori approfondimenti.

20 - La maschera della morte rossa
Mezzo secolo prima di Robert W. Chambers un altro grande della letteratura americana metteva in scena una festa in maschera. Come fare a mano di notare che i suoi personaggi e i suoi dialoghi mostrano numerose coincidenze con gli Yellow Mythos? Fu dunque Edgar Allan Poe l'autore a cui dobbiamo tutto questo? Nell'articolo è presente un link ad un (mio) breve racconto che rafforzerebbe questa ipotesi.

E se anche Edgar Allan Poe avesse preso ispirazione da qualcun'altro? Magari da un illustre italiano vissuto cinquecento anni prima di lui? Un'ipotesi azzardata ma decisamente intrigante. Ma cosa c'entra la morte gialla? Scopriamo un autore che identificherebbe la "Morte Gialla" con il "Fantasma della Verità" di chambersiana memoria. Una nuova versione del celebre racconto di Poe che trasporta i suoi personaggi nel nostro presente.

C'è uno stretto legame tra la dimensione umana e quella hasturiana; finché esisteranno gli uni, esisteranno anche gli altri. Il "Roi en Jaune" precede l'inizio dei tempi e, da allora, vi sono state diverse stirpi che hanno portato nel proprio sangue la capacità di trasportare Carcosa da questo lato della realtà, di portare a nuova vita COLUI che ora riposa. Gli Atheling sono sicuramente una di queste famiglie. Altrettanto sicuramente lo sono i Castaigne...

Quando un blogger decide di mollare tutto e sparire dalla circolazione la faccenda potrebbe diventare estremamente seria. Specialmente se ci ferma a pensare a ciò che si è lasciato indietro. Ma quel treno che attraversa la notte sferzato da una pioggia insistente sembra non lasciare scampo. La blog-novel ispirata alla mitologia "in giallo" entra nel suo secondo atto e ingarbuglia ancora di più la matassa. Cosa lega la fantasia di Vincent Van Gogh ad un vecchio racconto di Lovecraft?

Nei romanzi e nei racconti di James Blish si fanno prepotentemente largo argomenti come demonologia, occultismo, speculazione filosofica. Proprio in questo scenario si inserisce un curioso lavoro di cui ahimé non è mai apparsa una traduzione in italiano, ma che rappresenta forse più di mille altri il tentativo riuscito di dare forma alla leggenda di Carcosa e del suo sinistro Re in Giallo. Il racconto in questione si intitola "More Light",

Il celebre scrittore americano James Blish, quando scriveva articoli su riviste di critica letteraria, usava farsi chiamare con lo pseudonimo di William Atheling. Non solo: il protagonista del suo racconto "More Light" si chiama proprio Bill Atheling (il che, tra le tante cose, lo rende quantomeno autobiografico). Ma dove abbiamo già incontrato un personaggio di nome Bill Atheling? E cosa sappiamo di lui oltre al fatto che è morto molto tempo fa?

Siamo nel febbraio del 1937. Lovecraft spedisce un manoscritto a Bill Atheling e, solo qualche settimana più tardi, viene ricoverato al Jane Brown Memorial Hospital di Providence, Cinque giorni dopo, il 15 marzo, alle 6:00 del mattino, lo scrittore si spegne. Una coincidenza che fa di Atheling l'unico depositario dell'esistenza del manoscritto, essendo nel frattempo Robert W. Chambers già scomparso da più di tre anni. Letteratura e metaletteratura si sovrappongono come non mai,

Il tempo che sia fatta luce non è ancora giunto. Occorre prima intraprendere una piccola deviazione che, sebbene possa lasciare l'amaro in bocca a chi sperava in una rapida conclusione di questa serie, non mancherà di entusiasmare (almeno lo spero) chi desidera scavare sempre più a fondo tra le radici del mito. Il passaggio obbligato, come sarà chiaro in seguito, è quello che orbita attorno a una delle più prolifiche penne dello sword and sorcery dell'ultimo secolo: Lin Carter.

Un piccolo spazio appena sopra la porta, nel quale troneggia un grottesco dipinto raffigurante creature bestiali in quello che sembra essere un cimitero. Tutte queste figure, dalle espressioni ghignanti, appaiono riunite attorno a una figura centrale intenta a consultare una guida turistica di Boston. La targhetta posta sotto la cornice riporta l'indicazione "Holmes, Lowell and Longfellow Lie Buried in Mont Auburn". L'autore si firma Richard Upton Pickman.

La rara copia di una vecchia e oscura rivista intitolata "Outré", contenente uno dei racconti più famosi di Gordon: "Gargoyle". Per saperne di più sul primo titolo dobbiamo bussare alla porta di Robert Bloch, autore di celebri pseudobiblia quali il De Vermis Mysteriis e il Cultes des Goules, che nel suo racconto "The Dark Demon" ne riporta un estratto. La somiglianza con l'incipit del racconto "The Call of Cthulhu" (Il richiamo di Cthulhu, HPL, 1928) è raccapricciante.

Se per Fritz Leiber "Azatoth" faceva il paio col misterioso testo di un tale Fisher, per Lin Carter esso era accostato a un libro di liriche di Justin Geoffrey, amico di gioventù di Edward Pickman Derby e suo compagno di studi alla Miskatonic. Il titolo dello scarno volumetto venuto alla luce nella biblioteca dello zio di Winfield Phillips, per la cronaca, è "The People of Monolith".  Di questo testo immaginario ce ne parla ampiamente Robert E. Howard...

Riprende la nostra corsa alla scoperta del "King in Yellow", il famigerato testo teatrale in grado di trascinare negli abissi della follia l'incauto lettore. In questo articolo tentiamo di scoprirne le origini, in quale momento esso abbia fatto la sua prima apparizione in questo mondo e quale fosse, semmai una riposta esista, la lingua in cui fu originariamente scritto. Ci viene in soccorso Peter A. Worthy, autore ed editore, attraverso il  racconto "The Peace that will not come"...

Cosa ha a che fare una canzone degli Iron Maiden con la mitologia del Re in Giallo? In questa approfondita analisi del racconto di Peter A. Worthy, già citato nell'articolo precedente, proviamo a seguire una nuova strada, nella speranza che essa ci porti finalmente a Carcosa. Risalendo l'albero genealogico della famiglia Atheling, già intravista in precedenza, ci troviamo invece alla magnificenza dell'Hagia Sofia. E se fosse Istanbul ciò che cerchiamo?

James Blish, autore dark fantasy e speculative fiction, si prodigò nel tentativo di dare forma alla leggenda di Carcosa e del suo sinistro Re in Giallo. - "Un balcone del palazzo di Hastur, affacciato sul lago di Hali, che si estende fino all'orizzonte, inerte, vuoto, avvolto di una sottile foschia. Due astri si tuffano sulla sua superficie, perennemente immota. Tutt'attorno oggetti una volta opulenti, ora drammaticamente segnati dal trascorrere del tempo."

In questo scenario di citazioni e di rimandi, il tentativo compiuto da James Blish di dare una forma all’esecrabile opera in versi "Il Re in Giallo" è senza dubbio originale. Ma non più originale del medesimo esperimento, giunto a noi (ahimè) postumo, che tentò lo scrittore americano Lin Carter un quarto di secolo più tardi partendo dal testo di Blish.  "The King In Yellow: A Tragedy in Verse", è quindi ciò su cui ci siamo soffermati.

Il principe Uoht non è infatti quasi mai chiamato in causa quando si scorrono le pagine che centinaia di autori da tutto il mondo hanno scritto. Lo stesso Chambers, d'altra parte, lo nominò una sola volta, senza nemmeno spendere tempo in definizioni. Ce ne parla meglio Carlos Orsi Martinho, trasferendo gli avvenimenti negli anni della dittatura militare brasiliana. Ladies and Gentelmen: "The Machine in Yellow" 

Un'interruzione momentanea era necessaria il giorno della scomparsa di uno dei più grandi (e inconsapevoli) ispiratori di questo progetto che dura ormai da quasi dieci anni. Vincitore di uno Shirley Jackson Award e finalista al World Fantasy Award, Pulver vanta numerose apparizioni in magazine americani di short fiction fantastica e suoi racconti sono apparsi, sin dagli anni Novanta, all'interno di numerose antologie in USA, UK, Francia e Giappone. 

Torniamo quindi a bomba su James Blish, autore di dark fantasy e speculative fiction che, primo in ordine di tempo, si prodigò nel tentativo di dare forma alla leggenda di Carcosa e del suo sinistro Re in Giallo. Con il secondo frammento, prelevato dall'opera di James Blish, e tradotto al meglio dal sottoscritto, incontreremo nuovi personaggi, Uhot e Tale, già citati nell'ormai classicissimo "Il riparatore di reputazioni" di Chambers.

Si aprono nuovi scenari, a seguito della lettura del breve estratto da "More Light" di James Blish riportato la volta scorsa. Un nuovo personaggio è entrato in scena (due, se contiamo la fugace apparizione di Camilla), e ciò ci permette di fare alcune nuove considerazioni su quella mia vecchia teoria secondo la quale esistono due livelli di esistenza nell'enigmatico universo del Re in Giallo. Ma il punto di domanda più importante continua a essere il nome del patriarca...

C'è un frammento che che ci incuriosisce di più di altri: una piccola frase, buttata lì quasi per caso, che definisce Camilla una "ricompensa" per colui che diverrà Re di Hastur. Stiamo forse parlando di un matrimonio tra consanguinei? Si direbbe proprio di sì, per come è posta la questione. Ma se l'amore della sorella è l'unico premio per il futuro Re di Hastur, e se vi sarà effettivamente un tempo in cui Uoht, il primogenito, salirà sul trono, lo scenario cambia nuovamente.

Era da tempo che aspiravo a leggere qualcosa in italiano sul Re in Giallo che non fosse stato scritto da me. Qualcosa sul Re in Giallo di un attimino articolato, intendo dire, perché dal giorno in cui la serie tivù di Nic Pizzolatto è atterrata nel nostro paese, sono stati molti i blogger, youtuber e articolisti di varia natura che hanno fatto a gara per cercare, nel loro piccolo, di sollevare un po’ di sipario dalla perduta Carcosa e dalla mitologia ad essa collegata. Marco Maculotti ha fatto molto di più...

Secondo Bierce il nome Alar si riferisce a un personaggio, e più precisamente al narratore, nonché unico abitante accertato, di "An Inhabitant of Carcosa"; secondo Chambers il nome Alar si riferisce invece a un luogo, e più precisamente a una stella. Nessuno dei suddetti autori ci fornisce quindi indizi validi per comprendere come Alar, dalla sua prima incarnazione (personaggio o stella che sia), si sia in seguito trasformata in una città. Come al solito proviamo a indagare...

"La sua poesia fonde precisione metrica e immaginazione orrorifica in un modo che non si vedeva dai tempi d'oro di Lovecraft e Clark Ashton Smith. Suggerisce molto di più di quanto afferma, e le sue implicazioni di una terrificante minaccia sono sottolineate da un pessimismo cosmico che eleva il suo lavoro molto al di sopra del semplice brivido". Oggi su Obsidian Mirror facciamo conoscenza con la regina in giallo, al secolo Ann K. Schwader

"Haïta the Shepherd" narra le vicende di Haïta, un ingenuo pastorello devoto al culto di Hastur, dio dei pastori. In questo articolo ci chiediamo se Hastur, che non deve essere nominato, sia il suo vero nome o se al contrario si tratta di un epiteto accettabile nello stesso modo in cui Adonai fu usato al posto di YHWH, il famoso tetragramma con cui il Dio degli israeliti si è rivelato a Mosè e che è stato interpretato come Yahweh, o Yehovah a seconda delle culture.

Proseguiamo oggi il nostro viaggio attraverso l’analisi di uno dei (rari) racconti che citano l’innominabile addirittura nel titolo: sto parlando de “Il ritorno di Hastur” dello scrittore statunitense August Derleth, autore essenzialmente ricordato per la sua amicizia con Howard Phillips Lovecraft e per la fondazione della casa editrice "Arkham House”, grazie alla quale egli pubblicò una propria serie di racconti ispirati agli scritti dello scrittore di Providence (i cosiddetti “Miti di Cthulhu”). 

Alla corte del drago” è l’ennesima rappresentazione della follia indotta dalla lettura del testo malefico, inaugurata da Chambers ne “Il riparatore di reputazioni” e riproposta in seguito da innumerevoli autori che ne hanno seguito pedissequamente il modello. In particolare, “Alla corte del drago” ricalca, e certamente non per caso, lo schema di "Un avvenimento sul ponte di Owl Creek" di Ambrose Bierce, che mette in luce interessanti questioni sui confini (evidentemente sottilissimi) tra fantasia e realtà.

C'è un particolare significativo nel finale del racconto che non poteva non attirare la nostra attenzione. Il riferimento è a una frase apparentemente molto semplice che sentiamo sussurrare dal Re in Giallo in persona: "È una cosa spaventosa cadere nelle mani del Dio vivente!". Si tratta di una frase dal significato piuttosto criptico, ma che i più attenti avranno forse riconosciuto come una citazione del Nuovo Testamento, rintracciabile, per chi volesse andare a verificare, nella “Lettera agli Ebrei” (versetto 10:31). 

La mia attenzione su “The Yellow Triptych” non deriva esclusivamente dal fatto che in uno dei suoi segmenti viene citata la fatidica frase “It’s a terrible thing…” (vedremo tra poco in quale contesto), quanto dalla presenza di una curiosa variante dello pseudobiblia maledetto chambersiano, in questo caso materializzatosi con il titolo di “Jaunetic Muse” e descritto come una raccolta postuma di poesie di tale Orson Wantage, protagonista di uno dei segmenti del trittico davidsoniano.

CONTINUA?

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