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Benvenuti nel mio regno, un piccolo e strano paese di cui ho gettato le fondamenta in una piovosa giornata di primavera del 2011, e che sto cercando, giorno dopo giorno, mattone dopo mattone, edificio dopo edificio, città dopo città di costruire e arricchire. Questo è un luogo che genera dipendenza, per cui è meglio che tu lo sappia subito, caro visitatore: una volta entrato non sarai più lo stesso. 
Ho voluto chiamare questo posto The Obsidian Mirror e, se vi state chiedendo cosa significa, siete finiti nella pagina giusta.

Perché “MIRROR”? 
Perché gli specchi mi hanno sempre affascinato, Mi sono sempre chiesto cosa è effettivamente uno specchio, se l’immagine riflessa è qualcosa di più di una semplice immagine riflessa, o se è invece una porta verso qualcos’altro di incomprensibile, un universo parallelo. Cinema e letteratura si sono spesso occupati del tema dello specchio, a partire da “Alice” di Lewis Carrol (dove lo specchio diventa strada per un mondo differente e completamente rovesciato se confrontato con la realtà di tutti i giorni) o dal dottor Jekill “ di Stevenson ( che nello specchio vede il suo malefico alter-ego Mr Hyde) o da "Biancaneve" dei fratelli Grimm. Nelle credenze popolari, gli specchi, duplicando la realtà, sarebbero in grado di imprigionare l'anima nell'immagine riflessa. Di qui l'usanza, oggi non molto diffusa, di coprire gli specchi alla morte di qualcuno per permettergli di raggiungere l'aldilà. La connessione specchio/anima è anche all'origine di caratteristiche tipiche delle creature demoniache: alcune, tra cui i vampiri secondo talune versioni, non riflettono la propria immagine poiché prive di anima; altre, come il basilisco, muoiono all'istante nel vedersi in uno specchio o in una qualunque superficie riflettente.
Anche il cinema non è da meno. Da “Lo specchio scuro” (1946) di Robert Siodmak, a “Il signore del male" (1987) di John Carpenter, da “La signora di Shangai” (1947) di Orson Welles a “Into the Mirror” (2003) del coreano Kim Sung-ho: senza contare gli innumerevoli film dove lo specchio rivelatore è il vero protagonista, come in "Profondo Rosso" (1975) di Dario Argento. Non mi dilungherò qui su quest’argomento, ma vi rimando a questo mio articolo in due parti, uscito sul blog nel marzo 2013

Perché “OBSIDIAN”?
Anni fa comprai un libro dal titolo “I libri maledetti” di Jacques Bergier. Un libro che parla di libri, ma non di libri comuni: parla di quei libri che da secoli appaiono e misteriosamente scompaiono nel nulla. Libri che tutti cercano, di cui tutti parlano, ma che pochi hanno visto, perché raccontano una storia che non deve essere raccontata... all’interno de “I libri maledetti”, una piccola sezione cerca di raccontare “quello che John Dee vide nello specchio nero”. John Dee, per la cronaca, fu un matematico e astrologo vissuto nel XVI secolo alla corte della regina Elisabetta I, che fu accusato dai suoi contemporanei pratiche stregonesche. I suoi studi lo portarono alla pratica della negromanzia (l'arte di evocare i morti per ottenere da loro divinazioni e predizioni sul futuro) ma il campo di studi in cui ebbe più successo fu la ricerca medianica. Un specchio nero di ossidiana (The Obsidian Mirror, appunto) era il mezzo di comunicazione con quelli che si definirono “creature angeliche”. Le comunicazioni tra gli Angeli e John Dee avvenivano in una lingua denominata “enochiano” (da Enoch, il patriarca biblico che ebbe modo di incontrare gli Angeli). La lingua di enoch era,per i cultori degli studi tradizionali la lingua parlata da adamo prima della cacciata dal paradiso. Non vi è modo di sapere con chi parlasse effettivamente John Dee. Nelle sue relazioni, redatte con l’aiuto dell’amico Edward Kelley, sembrerebbe che il suo interlocutore fosse Uriel, uno degli arcangeli della tradizione ebraica. Alcuni testi assocerebbero la figura di Uriel con quella del Maligno (Uriel fu infatti oggetto nel VIII secolo di un'attenta inquisizione, tanto che Papa Clemente III ordinò di rimuovere dalle chiese tutte le sue immagini). Con chi stava parlando John Dee? Ad oggi non c’è risposta.

In origine questo blog aveva anche un sottotitolo, successivamente rimosso: "Piccola antologia del gotico nell’arte, nel cinema e nella letteratura". Mi serviva qualcosa da cui partire, l’atmosfera giusta per buttare giù le prime righe del primo post. E devo dire che la scelta fu, almeno inizialmente, felice. Mi resi presto conto però che “gotico” era limitativo: non copriva la totalità dei miei interessi che erano (e sono) vastissimi, Qui si parla di miti, di leggende, di tradizioni che non fanno parte solo della tradizione gotica, bensì di tutte le culture. In particolare una deviazione importante dal tema iniziale è quella che va verso l’estremo oriente, in particolar modo il Giappone, culla di civiltà antichissime e ricche di tradizioni che non sono da meno di quelle, a noi più familiari, dell’Occidente. L’idea è quella di scoprire e mettere da parte un pezzo alla volta di tutte queste culture attraverso recensioni (libri, film ecc.) e attraverso accurati report di storie singolari di cui sono a conoscenza e di cui verrò a conoscenza in futuro.

Benvenuto quindi, caro visitatore, e buon viaggio attraverso lo specchio di ossidiana.

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