martedì 14 giugno 2016

The Obsidian Golem



Mosso dall'esigenza di raccontare una storia, a cui ho potuto assistere a seguito dei miei viaggi nello spazio/tempo, vi offro un'epopea che narra di un essere che ha il fardello di esistere per portare a compimento una missione: il Golem di Ossidiana. Del suo lungo e impervio viaggio, tra sentimenti apparentemente dimenticati, tra valori per i quali ci si giocherebbe l'esistenza, tra le speranze e le relative conseguenze, tra esistenze che volenti o nolenti si intrecciano tra loro, perché tutti sono... come contenitori entropici che collidono evitandosi. Il mio unico fine è di lasciarvi un'esperienza quanto più possibile immersiva. Ho assistito a questa vicenda nascosto nei riverberi più oscuri e ho deciso di riproporvela attraverso l'occhio di OG, mostrandovela, negli "atti" più salienti. Abbandonate ogni illusione e siate consapevolmente contenitori entropici. Non racconto per rispondere alle vostre domande, ma per farvi vivere in un'estetica anomala i contenuti che da sempre vi appartengono. Il loro spazio/tempo, invece non vi appartiene. 

Con queste parole esordisce Arallū, il nuovo misterioso autore estratto dall'inesauribile cilindro della dinamicissima Hollow Press, grazie alla quale ho già avuto modo in passato di scoprire gente come Gabriel Delmas, Shintaro Kago o Paolo Massagli. Il mio approccio a questo genere di arte visiva, come immagino sia ovvio per chi se ne intende davvero, è ancora molto acerbo e spero mi si perdonerà se anche questa volta mi troverò a usare parole non del tutto consone.
Ho detto "misterioso", riferendomi all'autore, perché non ho trovato assolutamente nulla in rete che mi possa aiutare a dare un volto a colui (o colei) che si nasconde dietro lo pseudonimo Arallū. Sull'opera che andremo tra breve a scoprire troviamo semplicemente scritto che "Arallū is a mind", il che potrebbe addirittura farci temere che l'autore non esista veramente sotto forma umana. Lo pseudonimo Arallū, con la ū scritta proprio in quel modo, non aiuta nemmeno a identificarne la nazionalità, sebbene mi pare abbastanza probabile che possa essere europeo (se non addirittura italiano). Ma in fondo, a pensarci bene, ci interessano davvero questi dettagli? Posso solo dirvi che Arallū rappresenta il nome babilonese e assiro del regno dei morti sul quale regna la dea Ereshkigal, che sola può consentire l’ingresso delle ombre nella città infernale, ma non credo che questo possa aiutare a svelare l’arcano. Può al contrario aiutarvi a entrare nel mood di questa nuova graphic novel dal curioso titolo di The Dim Reverberation of the Chaosholder, il cui primo capitolo (questo che stiamo vedendo oggi) è sottotitolato con un A Crippled Baby ‘n’ the Obsidian Golem, Towards the She-Outcast davvero difficile da ricordare. Poteva forse non attirare il mio sguardo quel Golem? Appunto.

Misterioso, o quantomeno abbastanza criptico, è anche il linguaggio utilizzato nell’introduzione al volume (“collidono evitandosi”, ” nei riverberi più oscuri”…) e, com’è ovvio, nelle didascalie. Ma… un primo capitolo, dicevamo. Il che ci lascia intendere che ci troviamo dinanzi a un'opera articolata, come quella siglata U.D.W.F.G. (sempre di Hollow Press) che abbiamo già avuto modo di sviscerare in più occasioni qui sul blog. La grande novità di quest'opera viene accennata dallo stesso Arallū nell'introduzione che avete letto in apertura, vale a dire che tutto qui è rappresentato dal punto di vista di OG (acronimo di Obsidian Golem, nel caso non si fosse capito). Ecco, qualcuno forse avrà pensato, non bastava la moda del POV al cinema? Beh, direi che la cosa è piuttosto diversa. Quando si sono sperimentati nuovi punti di vista sul grande schermo, solitamente quelli delle telecamere traballanti, il risultato è sempre stato piuttosto discutibile, se non altro perché l'effetto emicrania tende a prevalere. Su un foglio di carta, ben saldo nelle nostre mani, rimane solo il bello di questa originale forma di comunicazione. Il Golem di ossidiana è senza dubbio il protagonista ma, quasi con un pizzico di cattiveria da parte dell'autore, non riusciamo mai a distinguerne le forme, se non quelle delle sue appendici che, qua e là, riusciamo a intravvedere: il suo corpo ci appare perlopiù come un’ombra che si allunga, ora rassicurante ora minacciosa. Non solo non lo sentiamo mai parlare, ma nemmeno è chiaro se possa interagire in qualche modo con il mondo che lo circonda, essendo tutto il fascicolo, in buona sostanza, un lungo monologo di N'Tar, curioso animaletto il cui aspetto è un po' a metà strada tra il grillo di Pinocchio e il treppiedi di una reflex. Come potrebbe un golem fare qualcosa di vagamente senziente, d'altra parte? In fondo è fatto d'argilla, no? Anzi, avete ragione, questo qui è fatto di ossidiana, ma questo particolare non sposta poi di molto la questione. E così il nostro OG, e noi con lui che viviamo la scena con i suoi stessi occhi, ci facciamo trascinare dal quel mostriciattolo logorroico su e giù per lunghi corridoi alla ricerca di una via d'uscita da quella che scopriamo essere una "Grande Gabbia". Insomma il canovaccio, che comincia con un’evasione da portare a termine a ogni costo evitando i pericoli posti qua e là sulla via, sembra quello tipico di certe storie fantasy, ma né il personaggio che viene tenuto segregato né il suo liberatore hanno i tratti dell’eroe, anzi il minimo che se ne possa dire per ora è che siano entrambi piuttosto atipici. Dovremo attendere la prossima puntata per avere qualche dettaglio in più sulla loro vera natura e su quella di uno strano personaggio femminile che i due incontrano verso la fine del volume, oltre che sulla missione cui il Golem di ossidiana è chiamato. Non c'è molto di più da raccontare su questo primo "Chaosholder", se non che ci introduce in un mondo che, apparentemente, è una versione modernizzata o di immaginifica di quello in cui viveva il popolo mesopotamico a cui Arallū si è ispirato. Come sempre ciò conta di più è il disegno, il tratto, le geometrie per quali l'Autore sembra avere una potente predilezione. La qualità e la cura dei dettagli è quella tipica dei prodotti Hollow Press, questa volta superati da una stampa su carta "Tintoretto" impreziosita da piccoli tocchi di vernice semitrasparente, a evidenziare i particolari del disegno, già di per sé pregevolissimo, vergato su uno sfondo bianco piuttosto caldo.

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