lunedì 24 febbraio 2014

Kuroneko

L’immaginario nipponico è pervaso di mostri; dagli yokai, o bakemono, ai più moderni Gamera o Gojira (Godzilla), dai classici oni e demoni ad animali mostruosi come l’Ushi-oni (tanto per non citare il solito Bakeneko), dagli esseri umani deformi (Noppera-bō, Futa-kuchi-onna…) agli oggetti animati (Bake-zōri, ecc.: su tutti il Kasa-Obake, il mio preferito) ai fenomeni meteorologici. Molti di essi derivano dalla religione primigenia della regione (Me-kurabe, Yobuko), che confluì nello Shintoismo, mentre altri (come Kirin e Shōjō…) furono importati dal continente in una commistione e varietà che lascia stupefatti. 
E così, è naturale che anche l’arte nipponica sia pervasa di mostri... Se anticamente c’erano le opere di Toriyama Sekien e Sei Shōnagon o i dipinti di Hokusai a rappresentarli, più recentemente sono stati i manga e gli anime a rivisitarli in chiave moderna. Tra le rappresentazioni più “colte” possiamo annoverare anche e soprattutto pellicole d’autore come “Onibaba – Le assassine” e “Kuroneko”, entrambe a firma del maestro Kaneto Shindo, purtroppo scomparso nel 2012.

mercoledì 19 febbraio 2014

Overlord (Pt.2)

Cruciverba del 2 maggio, 17 orizzontale, “Uno degli Stati Uniti”. Risposta: “UTAH”. Cruciverba del 22 maggio, 3 verticale, “Pellerossa del Missouri”. Risposta: “OMAHA”. Cruciverba del 27 maggio, 11 orizzontale, “Ma qualche pezzo grosso come questo ne ha rubato qualcuno a suo tempo”. Risposta: “OVERLORD”. Cruciverba del 30 maggio, 11 orizzontale, “Cespuglio che suscita reazioni infantili”. Risposta: “MULBERRY”. Cruciverba del 1 giugno, 15 verticale, “Divide il suo regno con Britannia”. Risposta: “NEPTUNE”.
Utah, Omaha, Mulberry, Neptune, ma soprattutto Overlord avevano attirato l’attenzione del controspionaggio inglese. Come era possibile che nomi in codice ritenuti segreti potessero apparire, in una sequenza così impressionante, all’interno dei cruciverba pubblicati proprio nei giorni precedenti lo sbarco in Normandia? Chi era quell’uomo che gli uomini del MI-5 (Military Intelligence, section 5) avevano di fronte? Un uomo qualunque o una spia al servizio dei nazisti? “Ma come faccio a sapere quali parole voi usate per i codici segreti e quali no?
I servizi segreti inglesi avevano purtroppo tutte le ragioni per essere sospettosi. Sempre più spesso in quegli anni erano venuti alla luce i più bizzarri stratagemmi che la rete spionistica di Hitler, la cosiddetta Abwehr, aveva messo in atto per ricevere informazioni dai propri uomini ben distribuiti sul territorio inglese, tra i quali figuravano decine di insospettabili cittadini, proprio come l’uomo che avevano di fronte. Negli anni tra il 1939 e il 1945, in tutta la Gran Bretagna comunicazioni per il Terzo Reich furono scoperte un po’ ovunque, su spartiti musicali, su tappi di bottiglia, su cartoline d’auguri. Messaggi sconvolgenti, scritti in alfabeto morse, erano stati scoperti nelle cuciture di alcuni abiti femminili. Punto, linea, punto, linea. Come distinguere un messaggio in codice da quella che sembrava essere una semplice imbastitura? Abiti destinati ai mercati di paesi neutrali dai quali, con le dovute attenzioni, venivano dirottati a Berlino.

venerdì 14 febbraio 2014

Overlord (Pt.1)

L’uomo aveva deciso di trascorrere quel tardo mattino di inizio giugno ai giardini pubblici, come era ormai sua abitudine consolidata da quando aveva deciso di condividere la sua vita con quel cucciolo. Era una splendida giornata e mai avrebbe potuto immaginare che, prima del calar della sera, dense nubi si sarebbero addensate sulla sua esistenza, scaraventando lui e il suo nome sulle prime pagine di tutti i giornali  con un’accusa tra le più infamanti. Cinquantaquattro anni, ex calciatore dilettante, ora professore in fisica, Leonard Sydney Dawe era un uomo schivo e timido, con un ristretto giro di pochi amici di lunga data che ormai da tempo non riusciva a frequentare più una o due volte l’anno. Conduceva una vita tranquilla, concedendosi nulla di più di qualche birra al pub, una volta alla settimana, dove amava trascorrere qualche ora a discutere di football con altri occasionali avventori, per poi ritirarsi nella sua abitazione al centro del piccolo paese di Leatherhead, nel Sussex.
Il professor Dawe solo all’apparenza era una persona qualunque. Nessuno dei suoi concittadini poteva immaginare che fosse proprio lui quel Leonard Sydney Dawe che tutti i giorni faceva impazzire i lettori del Daily Telegraph: milioni di persone ogni giorno tentavano inutilmente di risolvere i suoi complicatissimi cruciverba, i più complicati che mai s’erano visti prima, quei cruciverba che Leonard Sydney Dawe inventava ogni sera, nella penombra del suo salotto, e che gli permisero di ascrivere il suo nome nell’olimpo dei più geniali enigmisti di tutti i tempi.

domenica 9 febbraio 2014

The man whom the trees loved

Per affrontare per la prima volta Algernon Blackwood, uno dei maestri incontrastati della narrativa soprannaturale, ho scelto “The man whom the trees loved”, non certo la sua opera più famosa ma in qualche modo perfetta summa di alcuni dei suoi tratti più peculiari. Il genio di un Autore capace di intrigare con un racconto costruito per accumulo di piccoli avvenimenti solo all'apparenza poco significativi appare evidente dopo la lettura di questo testo: una settantina di pagine (quelle dell'edizione in inglese in mio possesso) per narrare quella che è, a tutti gli effetti, la storia di una possessione, dove però non c'è alcun bisogno di scomodare demoni o spettri di sorta.
Due anziani coniugi abitano in un cottage della campagna inglese al limitare di una foresta, un cedro solitario in fondo al loro giardino ad ergersi (non solo metaforicamente) come un guardiano tra due mondi. David e Sophia non potrebbero essere più diversi, tanto puritana e amante del focolare lei quanto progressista e amante della natura lui: passione, questa, che non solo la moglie non condivide, ma per la quale prova un'istintiva avversione. E non a torto. Già in passato David si è spinto così in là nelle sue esplorazioni della foresta tropicale da mettere a repentaglio la propria vita e compromettere la sua salute. Ma ora, man mano che la stagione avanza e l'autunno cede il posto all'inverno, quella del marito si trasforma in una vera e propria ossessione, e quel che è peggio è che è reciproca... Sollecitata da conversazioni poco convenzionali, l'attenzione della vicina foresta si desta e si focalizza su David. Portata dal vento, la voce degli alberi è un richiamo irresistibile per la mente e il cuore dell'uomo, la cui unica ragione di vita diviene il prendersi cura delle sue amate piante e passare tutto il suo tempo all'aria aperta, nella foresta. Sophia sente che una forza (volontà) schiacciante le sta sottraendo suo marito e si convince di doverlo salvare dalla perdizione, anche se non è chiaro se ad essere più in pericolo sia il corpo di David o la sua anima...

martedì 4 febbraio 2014

Illusion d'ombre

Voltò lo sguardo prima a destra e poi a sinistra. La strada era deserta. Di fronte a lui la facciata dell’edificio che ospitava il Blue Bell Hotel, il cui nome sull'insegna luminosa era parzialmente corrotto da alcune lampadine bruciate e mai sostituite: evidentemente anche questo posto, come tutto il resto intorno, aveva visto tempi migliori. Nonostante ciò, era probabilmente uno dei posti migliori dove trovare alloggio in città, né troppo lussuoso, né troppo fatiscente, in grado di offrire una discreta comodità, al giusto prezzo, garantendo allo stesso tempo quella piccola dose di tatto e di riservatezza che egli gradiva.
La segretaria del suo capo, che gli aveva prenotato la camera, aveva interpretato perfettamente il suo desiderio.
Thomas attraversò lesto la strada e spinse la porta a vetri, che cedette con un leggero cigolio. La hall sembrava deserta. Con la sola eccezione di una piccola luce oltre una porta socchiusa, dietro il bancone della reception, tutto era avvolto nelle tenebre. Dovrebbero ambientarci una storia di fantasmi in questo posto, pensò incamminandosi in silenzio verso l’unica sorgente di luce. Cercò di attirare l’attenzione di qualcuno con un leggero colpo di tosse, ma il suo tentativo non ebbe esito. Tossì due volte ancora, con maggior decisione: nulla. Maledizione, pensò. Fece per girare attorno al bancone per gettare lo sguardo oltre la porta socchiusa, quando un’ombra oscurò per un attimo quell'unica fioca luce.
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