mercoledì 29 giugno 2011

A World Without Heroes

Era il 1981. Mese di novembre. Avevo 14 anni e a fatica riuscivo a mettere insieme qualche soldino per acquistare i dischi dei miei gruppi preferiti di allora. Ero molto giovane e, tenendo conto del periodo storico, non vi erano molte opportunità di ascoltare qualcosa di diverso da quello che ti propinavano i media. Come molti miei coetanei si ricorderanno, quello era il periodo in cui una band più di altre era riuscita ad esaltare il nostro immaginario. Sto parlando dei KISS, naturalmente. Solo pochi anni prima tutto il mondo venne a conoscenza della loro esistenza, grazie all’album “Dynasty” (1978) con il quale la band statunitense travolse tutto e tutti. Dalle nostre parti tutto era “KISS”, a partire dagli adesivi transriflettenti (si dice così?) applicati sui motorini (adesivi citati anni dopo da J-Ax in un suo famoso pezzo), fino al trucco pesante applicato sui nostri stessi volti nei giorni di carnevale. Era tutto molto thrash ma mi piaceva. Tra l’altro era anche il periodo in cui uscì al cinema quella grossa ciofeca di Kiss Meets the Phantom of the Park (giunto in Italia come “Kiss Phantom”) e di cui io posso oggi vantami di essere stato uno dei pochi sventurati spettatori presenti nel cinema del mio paese (in poche parole, i segnali c’erano, bastava solo interpretarli).

lunedì 27 giugno 2011

Hanako-san

Sono venuto a conoscenza della leggenda di Hanako (come al solito) guardando un film horror giapponese. Si tratta di “Toire no Hanako-San” (anche conosciuto come “Mistery School”).
L’idea del film è molto semplice: tre amici di infanzia si ritrovano nella stessa classe il primo giorno di scuola delle superiori. Satomi, una tra queste, ha perso una sorella che non ha mai dimenticato, scomparsa proprio tra le mura scolastiche. Contemporaneamente, tra gli studenti, comincia a circolare una leggenda urbana riguardante Hanako, la ragazza fantasma che infesta i bagni della scuola.
Hanako, il fantasma della toilette, è divenuto un fenomeno nazionale in Giappone a partire dagli anni Novanta, quando la notizia di una serie di avvistamenti di spettri cominciò a circolare nelle scuole, tanto che sono parecchi coloro che, ancora oggi, non osano più avventurarsi da soli nei bagni scolastici.

martedì 14 giugno 2011

Black Swan

Oggi ho avuto per la prima volta la sensazione che questo si stia trasformando lentamente in un blog sul cinema, cosa che non era nelle mie intenzioni. A mia discolpa posso dire che di solito è molto più semplice parlare di un film che di un libro, tanto per fare un esempio... Ma non divaghiamo. Finalmente qualche giorno fa ho visto Black Swan: l’intenzione era di vederlo al cinema, ma purtroppo non ce l’ho fatta e allora mi è toccato vederlo sullo schermo molto più piccolo della mia tv, pazienza…

Nina Sayers (una intensa Natalie Portman) è una ballerina classica che fa parte del New York City Ballet e un bel giorno, contro ogni previsione, viene scelta dal direttore/coreografo Thomas Leroy (Vincent Cassel) per interpretare il ruolo di protagonista ne “Il lago dei cigni”. Tecnicamente la ragazza è una ballerina valida, ma emotivamente è fragile, tuttavia Thomas è convinto che abbia le potenzialità per riuscire e decide di darle un’occasione, anche perché è attratto da lei. La dolce e candida Nina infatti è perfetta per incarnare il cigno bianco, ma è totalmente priva della sensualità e della grinta necessarie per interpretare il cigno nero. Da questo punto in avanti - se il trailer del film e la descrizione della trama non avessero già fornito sufficienti indizi in precedenza… – diventa chiaro che questo non è affatto un film sul balletto, ma piuttosto un thriller/dramma psicologico dalle atmosfere dark molto coinvolgenti. A questo punto mi concedo una digressione su “Il Lago dei cigni”, la cui conoscenza è necessaria per comprendere la “sfida” di Nina…

lunedì 13 giugno 2011

The Smell

Nella mia casa c’è una stanza che per motivi personali ho sempre tenuto chiusa. E’ al piano terra e suppongo che un tempo dovesse fungere da sala da pranzo, anche se adesso la uso come magazzino per le scatole che contengono gli oggetti inerenti il mio lavoro. Ho un camino ampio e due finestre che danno sul muro di confine della mia proprietà. Le imposte delle predette finestre rimangono chiuse e i pochi mobili della stanza sono coperti da lenzuoli.

Questo è l’incipit di “The Smell" (L’odore), un racconto breve di Patrick McGrath che ho trovato in un libro dimenticato da tempo, lì ignorato a prendere polvere da anni in casa mia.

giovedì 9 giugno 2011

Monache senza volto

In provincia di Varese, in località Torba, si trova un complesso monastico immerso nel verde, molto interessante e che vale la pena visitare se si passa da quelle parti e si hanno un paio d’ore libere. La cosa interessante è la presenza di un affresco inquietante. Il soggetto rappresenta otto monache, l’una a fianco all’altra. Nulla di strano, visto che siamo in un monastero, ma la curiosità è che alcune di queste sono prive di volto ! Tra l’altro i volti sono di un ovale perfetto, privo di qualsiasi traccia, come se nulla vi fosse mai stato disegnato sopra, come se effettivamente fossero sempre state senza viso. Quindi viene a cadere l’ipotesi che la scomparsa dei tratti somatici sia dovuta alla forte umidità del luogo, che avrebbe dovuto incidere sui volti di tutte le otto figure.
Chi sono le monache senza volto ? Perché qualcuno ha voluto rappresentarle così in un luogo sacro? Sono andato sul posto approfittando del ponte del 2 giugno....

mercoledì 8 giugno 2011

Imprint

Penso conosciate i Masters of Horror, una serie di mediometraggi commissionata dall’emittente americana via cavo Showtime: si tratta di film della durata media di circa un’ora girati da registi horror famosi, quali Don Coscarelli, Tobe Hooper, Lucky McKee, Stuart Gordon, Joe Dante, John McNaughton, Larry Cohen, Takashi Miike, John Carpenter, William Malone, John Landis, Mick Garris e il nostro Dario Argento).

Ebbene, oggi voglio parlare di quello che ad oggi è il mio MoH preferito, ovvero “Imprint” di Takashi Miike (già autore di masterpieces quali Audition, Ichi the killer, Visitor Q ecc.). “Imprint” è il tredicesimo e ultimo episodio della prima stagione, nonché il più controverso. Infatti il lavoro firmato da Takashi Miike in USA ha avuto non pochi problemi con la censura e, malgrado l’operazione “Masters of Horror” si fosse prefissata l’obbligo di lasciare massima libertà creativa agli autori e non effettuare censure, l’episodio diretto da Miike è l’unico che non fu mai trasmesso in quanto giudicato troppo estremo. Sono rimasto perplesso nel constatare che è stato girato in inglese: peccato, guardo sempre volentieri i film giapponesi in lingua giapponese quando posso, perché mi piace il suono della lingua, e poi diciamocelo, il giapponese si sposa perfettamente con le atmosfere oniriche e misteriose. Io comunque mi sono avvalso ugualmente dei sottotitoli…
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